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persuaso nell’animo vostro che le virtù personali prevalgano a tutti i beni della Fortuna, e di queste siete così abbondevolmente fornito, che nulla vi resta ad invidiare nel Mondo. Degnissimo Figliuolo vi dimostrate di Lui1, che attualmente nella dignità Senatoria in Milano sostiene della Patria il decoro, e quello della Giustizia, e con sì bell’esempio dinanzi agli occhi, e col genio alle grandi imprese rivolto, sarete Voi la corona del merito degli Avi vostri, e della vostra antica Prosapia.
L’inclita Patria vostra, famosa sino dai primi secoli, e nelle sventure intrepida e poderosa; quella Città magnifica, capo di una sì vasta Provincia, metropoli di tante altre che la circondano, oggetto di tante guerre, che l’hanno per soverchio amor lacerata; Milano, che a verun altra Città cospicua non cede in Nobiltà, in Ricchezza, in Magnificenza, e quel che più la rende ammirabile, in Dottrina, in sapere, in lealtà di costume, in schietto cuore e in gentilezza di tratto; essa, che si fa pregio nel conoscere il merito e nel premiarlo, fa stima grande di Voi, e di un tal Figlio si vanta; ed io, che larghissimi doni di grazia e onori singolarissimi ho colà ricevuti nelle opere mie e nella persona medesima, desiderando costantemenle l’affetto suo conservarmi, alla vostra protezione validissima mi raccomando, sicuro che il benemerito vostro nome confermerà nel cuore dei Milanesi verso di me l’affezione che valmi per un tesoro, nè mai di questa potrò temere scemato il pregio, per quanto indegno ne sia, e per quanto si accrescano i miei difetti. Quel bene che a me procuro, lo desidero in special modo a questa mia Commedia partecipato; ella si dona al pubblico sotto gli auspici vostri, ed io in faccia del mondo e di coloro che invidiano l’altrui bene, affidato nella vostra benignità e gentilezza, mi do l’onore di dirmi ossequiosamente
Di V. S. Illustrissima
Umiliss. Dev. Obblig. Servidore |
- ↑ Dal conte Gabriele Verri era nato Pietro ai 12 dicembre 1728.