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L'IMPOSTORE | 179 |
Dottore. A un Dottore tu domandi se sa leggere?
Arlecchino. Elo dottore de leze, o de medesina?
Dottore. Sì, caro, sono dottor di legge.
Arlecchino. Quand l’è dottor de leze, el saverà lezer. Che la leza sta carta, e la varda a chi la va.
Dottore. Questo è un viglietto che viene a me.
Arlecchino. Donca l’è vussioria che m’ha da pagar.
Dottore. Ma di che?
Arlecchino. Cento paoli, signor.
Ridolfo. Aprite il viglietto, e sentite che cosa contiene. (al Dottore) Quello è carattere del signor colonnello.
Dottore. Sentiamo che cosa dice. (apre)
Arlecchino. E la favorissa de sbrigarme presto.
Dottore. Ritiratevi per un momento. (ad Arlecchino)
Arlecchino. Signor sì, me retiro e aspetto i cento paoli. El conto l’ha giustà el sior colonnello. El doppio, e paga subito. (parte)
Ridolfo. Vorrei sentire ancor io. (al Dottore, accennando al viglietto)
Dottore. È giusto. Il signor maggiore!
Ridolfo. Se pure è vero?
Dottore. Sono venute le bandiere. (s’accosta a Ridolfo, e legge) Signor Auditore.
Ridolfo. Sentite? Signor Auditore. (al Dottore)
Dottore. Tiriamo innanzi. «Il latore della presente è un oste, che oltre l’estorsioni praticate a’ miei soldati, ha tenuto mano alla deserzione di alcuni di essi, e merita di esser punito. Io non voglio ricorrere per ciò al Tribunale del paese, e non avendo il reggimento completo, non posso condannarlo alla militare, però V. S., come Auditore, lo trattenga cautamente in sua casa, sino alle mie ulteriori disposizioni. — Sbocchia Colonnello».
Ridolfo. Sentite? Ecco il primo ingresso alla vostra carica.
Dottore. Principio bene, se principio dal fare il carceriere e lo sbirro!
Ridolfo. Eh, spropositi! Questo è un ripiego.
Dottore. Come volete ch’io faccia a trattenere costui?