Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
L'IMPOSTORE | 171 |
Orazio. Ritiratevi. (a Brighella)
Brighella. (Lo saverò un’altra volta). (da sè, e parte)
SCENA XV.
Orazio e Ridolfo.
Ridolfo. Lo sapete i’impegno nel quale per cagion vostra ritrovato mi sono?
Orazio. Lo so, e nel momento ch’io veniva in vostro soccorso, una staffetta mi arrestò con due lettere, e la curiosità mi spinse ad aprirle.
Ridolfo. Una staffetta? Che novità ci sono?
Orazio. Buonissime. Le patenti sono per viaggio, ed a momenti saranno qui.
Ridolfo. La patente ancora del maggiore del reggimento?
Orazio. Sì, tutte.
Ridolfo. E per chi la disporrete voi?
Orazio. Per il mio caro amico Ridolfo.
Ridolfo. Effetto della vostra bontà.
Orazio. Che avevate voi da dirmi da solo a solo?
Ridolfo. Vo’ che pensiamo a far risolvere il signor Pantalone a darvi la sua figliuola, ad onta di quell’insolente di Fabio.
Orazio. Questo è quello che a me preme infinitamente. Per dirvela, ne sono estremamente invaghito.
Ridolfo. Ora, secondo me, il modo sarebbe questo...
Orazio. Colui che di là viene, non è egli Fabio?
Ridolfo. Sì, è desso; che pretende l’audace?
Orazio. Non vi riscaldate subito, amico; prendiamo la cosa con indifferenza a principio, e veggiamo quale idea lo conduca.
Ridolfo. Attacchiamolo a dirittura, alla militare.
Orazio. No, sarebbe soverchieria attaccarlo in due. Fate a modo mio, trattiamolo con disinvoltura.