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L'IMPOSTORE | 147 |
Ottavio. Ma pure?
Orazio. Perdonate. Troppo lunga sarebbe una tal descrizione; e poi, chi non è del mestiere, non può intendere così presto la differenza.
Ottavio. Per esempio, in quanti tempi alla prussiana si fa un movimento?
Orazio. Un movimento! Questo non è un termine che da noi si usi.
Ottavio. Mi spiegherò. In quanti tempi alla prussiana si presentan l’armi?
Orazio. (Diavolo!) (da sè) Bisogna vedere in che situazione si trova il soldato.
Ottavio. Per esempio: ha l’arme in spalla; in quanti tempi fa egli la presentazione?
Orazio. Oh, oh, la presentazione! Che termine ridicolo! Perdonatemi: voi non sapete niente.
Ottavio. Ho dubbio che voi ne sappiate meno di me.
Orazio. Verrò a scuola da voi, signore.
Ottavio. Sarei capace di darvela.
Orazio. Capace di dare lezione a me? Vi compatisco, perchè siete figliuolo del signor Pantalone. Non sapete voi che io ho comandato l’esercizio a tre e quattromila uomini a fuoco vivo, alla presenza de’ generali, marescialli, e de’ potentati?
Ottavio. Sì, lo credo. Favoritemi dire come formisi il centro vuoto.
Orazio. Sì, bravo; il centro vuoto.
Ottavio. Il battaglione carrè come va comandato?
Orazio. Orsù, giacche vedo che avete dei buoni principi, del genio e della disposizione, verrò in ora più comoda ad istruirvi, e in poco tempo m’impegno di mettervi in istato di comandare un esercito.
Ottavio. Ma intanto rispondetemi a quello ch’io vi domando.
Orazio. Ecco qui un mio sargente. Questa sorta di freddure si domandano a lui, non ad un offiziale della mia qualità.