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L'IMPOSTORE | 141 |
SCENA IX.
Pantalone e Flamminio.
Flamminio. Alla guerra; signor sì. Voglio andare alla guerra.
Pantalone. Eh via, caro ti, xestu matto? Cossa vustu andar a far alla guerra? Se no ti xe bon gnanca de tirar el collo a un pollastro, figurete se ti gh’averà coraggio de manizar un schioppo.
Flamminio. Che si adoperano gli schioppi alla guerra?
Pantalone. Schioppi, spade, e quel che bisogna.
Flamminio. Schioppi, spade, cannoni. Tinfete, tunfete; voglio andare alla guerra.
Pantalone. Caro fio, chi t’ha messo sta malinconia in testa?
Flamminio. Alla guerra non vi è malinconia, signor padre. Sempre allegria, sempre spassi, sempre divertimenti. Alla gherre, alla gherre, alla gherre, la ralarà, la larà là. (cantando e ballando)
Pantalone. (Povero semplice! I lo fa zozo co gnente). (da sè) Dime, caro ti; chi te vol menar alla guerra?
Flamminio. Il signor capitano. Ed io, mi vedete io? Io porterò la bandiera.
Pantalone. (Sto sior capitanio l’ha messo su). (da sè) El mestier del soldado, Flamminio caro, nol xe per ti.
Flamminio. Tant’è, ho questa invocazione. Voglio andare alla guerra.
Pantalone. Invocazion? Ti voi dir vocazion: no ti sa gnanca parlar. Ma no la xe vocazion, el xe un mattezzo.
Flamminio. Sono cinque giorni che imparo a maneggiar la bandiera.
Pantalone. E chi te insegna?
Flamminio. Ho veduto Ottavio mio fratello, e ho imparato come si fa.
Pantalone. To fradello xe stà in collegio; l’ha imparà cento belle virtù, e volesse el cielo che t’avesse mandà in collegio anca ti, che no ti saressi un zocco, come che ti xe; mah, causa to mare che t’ha volesto con ela, che t’ha coccolà, e la t’ha sassinà.
Flamminio. Senza andare in collegio, ho imparato a maneggiar la bandiera.