Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
L'IMPOSTORE | 133 |
Ridolfo. Ed io m’alzo in questo momento.
Dottore. Così fa chi non ha da pensare a guadagnarsi il pane.
Ridolfo. Avete bevuto la cioccolata?
Dottore. Colla presente privata scrittura...
Ridolfo. Fate una scrittura?
Dottore. Sì, signore. Che valer debba, come se fatta fosse...
Ridolfo. E qualche scrittura per il signor capitano?
Dottore. No, per il signor capitano sto preparando un’altra cosetta.
Ridolfo. E che cosa? Si può sapere?
Dottore. Sì. Il congedo da casa mia.
Ridolfo. Eh! barzellette! Seguitate, seguitate la vostra scrittura.
Dottore. Vi dico assolutamente...
Ridolfo. Fate, fate: come se fatta fosse per mano di pubblico notaro... (come se gli dettasse)
Dottore. Obbligato della dettatura. Per mano di pubblico notaro... (scrivendo)
Ridolfo. E per qual motivo lo volete voi congedare?
Dottore. Promettono le parti infrascritte...
Ridolfo. Questa è una cosa che m’interessa: devo saperlo ancor io.
Dottore. V’interessa; ma io spendo e mi consumo.
Ridolfo. Ma dunque...
Dottore. Le parti infrascritte... (ripete forte quelle parole scrivendole)
Ridolfo. Sospendete un poco di scrivere, e parliamo d’una cosa che preme.
Dottore. Questo preme, che mi dà da vivere; e il vostro signor capitano mi rovina.
Ridolfo. Vi rovina? Vi rovina il signor capitano? Farà voi auditore d’un reggimento...
Dottore. L’osservanza di tutte le cose... (scrivendo)
Ridolfo. Farà me primo capitano, e forse forse maggiore, e dite che vi rovina?
Dottore. Contenute nelli seguenti capitoli... (pronunciando ciò che scrive coi denti stretti)
Ridolfo. A quel che sento, voi non gli credete.
Dottore. Niente, una maladetta.