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L'AUTORE

A CHI LEGGE.1

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L

'UOMO propone e Dio dispone: dicesi comunemente, ed è un’evangelica verità. Aveva io proposto di sollecitare la stampa dell’Opere mie, per terminare velocemente i quattro restanti Tomi al compimento dei dieci2; ma Dio ha disposto che io cadessi malato in Bologna, e che per troppa sollecitudine di mandare ad effetto le mie proposizioni, partendo di là non bene guarito, ricadessi poi più neramente in Modena, dove un intero mese, fra il male e la convalescenza, ho dovuto perdere miseramente. Buon per me che l’assistenza di due valorosi medici, il Signor Dottore Beraldi l'uno, l’altro il Signor Dottor Moreali, hanno conosciuto il male a principio, e con una cavata di sangue a tempo, hanno impedito che il decubito catarrale al petto producesse la fatalissima infiammazione. Se a Dio fosse piaciuto di arrestare il corso de’ giorni miei, dove sarebbesi udito suonare a lutto, e dove suonare a festa; chi di bruno ammantandosi, e chi di lieto color di rosa. Tu dunque hai degli inimici, dirà taluno. E chi non sa che ne ho pur troppo? E di quelli ne ho, che mossi non sono nè da ragione, nè da interesse, nè da politica, nè da soggezione, ma, o per effetto di antipatia, o per naturale disposizione di un animo portato all’odio. Fra quelli evvi un cartaio3 in Venezia, con cui non ho mai trattato, non ho mai parlato nemmeno, eppure mi perseguita quel poco che può, strapazza le Opere mie, forse

  1. Uscì questa prefazione in testa alla commedia, nel t. VII (1754) dell’ed. Paperini di Firenze.
  2. Intendevi dell’ed. Paperini.
  3. Nel t. VIII (1755) dell’ediz. Bettinelli, dove fu rist. questa prefazione, si legge la seguente nota dell’editore stesso: «E noto che questo cartajo non ha alcun effetto d’antipatia coll’Autore di questa Prefazione, e che non ha alcuna disposizione d’animo portata all’odio. O non avrà neppur parlato di lui, o se avrà pronunciata la sua opinione, l’avrà fatto certamente secondo i principj della carità: perchè è un galantuomo dignissimo, che di proposito attende agli affari del suo floridissimo negozio, saggio, ragionevole, civile, ed incapacissimo d’inferir alcun danno alla fama del suo prossimo. Perdoni il Sig. Autore: la verità piacer dee a tutte le genti oneste e da bene».