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rabilmente, ma il farle senza le donne costar dee loro non poco di pena. Quindi è che da varj Collegi, ne’ quali si leggono e compatite sono le opere mie, e si rappresenterebbono ancora, se senza le donne fossero, ricercato fui di alcuna comporne per uso loro. Resistei lungo tempo, ma non potei più farlo alle dolcissime insinuazioni del valorosissimo Padre Roberti nostro, che nei Collegi degnissimi di Bologna insegna con tanto profitto alla gioventù, e si distingue fra gli altri in ogni genere di sapere.
Assicurarmi non posso che questa tale Opera mia, a tal fine diretta, sia poi degna di essere dagli egregi Convittori rappresentata; ma se averò mancato per ragione della ignoranza mia, avrò almeno manifestato il rispettoso mio desiderio di corririspondere a chi ha per me una parzialità generosa, ed a quell’obbligo che conservo ad una sì venerabile Religione, da cui il primo latte fortunatamente ho succhiato.
Eccovi, Signor Conte umanissimo, fattovi anche depositario d’un mio sincerissimo complimento, e giudico non vi sia discaro, solendo voi fare stima dei valent’uomini comecchè a Voi somigliano, e per ciò più cari vi sono. Ma buon per me, che d’altra parte la vostra docilità non vi permette sdegnare l’amicizia di quelli ancora che meno sanno, fra’ quali vi prego di collocar me medesimo, con questo però, che nel numero mi ponghiate dei più sinceri ammiratori del vostro merito, e fra quelli che più teneramente vi amano.
Di voi, Valorosissimo Signor Conte,
Devotiss. Obbligatiss. Servitore |