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IL GELOSO AVARO 35


di farlo, ed io meriterò che mi sgridi. L’ambizione talora mi eccita a desiderare quello ch’io non ho; ma finalmente quello che ho mi basta. Credetemi, or che vi parlo senza passione. Ponete in quiete l’animo vostro; il mio è calmato. Mi pento di quel che ho detto; arrossisco di me medesima; e queste lagrime che ora mi grondano dagli occhi, non sono effetti delle mie disgrazie, ma del mio giustissimo pentimento. (parte)

Dottore. Venite qui; sentitemi; vi credo e ci rimedierò. Infelice! (parte)

SCENA X.

Camera di Pantalone: tavolino e sopra la cioccolata e bacile, bilancie, calamaio e carta.

Pantalone solo.

Sto bacil l’averave da esser de vinti onze almanco. Voggio pesarlo. No voggio che i oresi me gabba in tel peso. Quando l’averò pesà mi, me saverò regolar. A sto mondo tutti cerca de ingannar; no gh’è più fede, no gh’è altro che interesse. (pesa il bacile)

SCENA XI.

Traccagnino e detto.

Traccagnino. Sior padron.

Pantalone. Cossa vustu? (copre)

Traccagnino. Una visita.

Pantalone. Che visita? adesso no recevo visite. Ho da far, no posso recever nissun.

Traccagnino. Ah sior patron...

Pantalone. Cossa gh’è?

Traccagnino. L’è un odor che me consola el cuor.

Pantalone. Va via de qua.

Traccagnino. Za che patisse la gola, lassò almanco che se consoli el naso.