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IL GELOSO AVARO 35

Brighella. E al me padron la ghe vol far sto affronto? Poveretto mi, se ghe porto indietro1 sta cioccolata e sto bacil!...

Eufemia. Anche il bacile destinato per me?

Argentina. Sì, signora, che vi pare?

Eufemia. È troppo compito il signor don Luigi. Ditegli che la cioccolata mi fa male, ed il bacile mi offende.

Argentina. (In quanto a me non mi offenderebbe nemmeno se me lo dessero nella testa). (da sè)

Brighella. Certo l’è un gran affronto, ma ghe vorrà pazienza.

Eufemia. Meno ciarle, galantuomo. Andate.

Brighella. Vado subito. Pazienza. Servitor umilissimo. (va per andare, incontra Pantalone)

SCENA V.

Pantalone e detti.

Pantalone. Cossa gh’è? (a Brighella)

Brighella. (Oh diavolo!) (da sè, sorpreso)

Eufemia. Vedete, marito? Il signor don Luigi manda a voi quel bacile di cioccolata. Io non lo volevo ricevere senza ordine vostro.

Pantalone. Lo mandelo a mi, o lo mandelo a vu?

Eufemia. Io credo lo mandi a voi. Con me non ha niente che fare.

Pantalone. Amigo, a chi mandelo el sior don Luigi tutta sta roba? A mi? o a mia muggier?

Brighella. (Ho inteso el zergo). (da sè) El me padron la manda a vussoria, el ghe fa reverenza e el lo prega de farghe l’onor de assaggiar la so cioccolata.

Pantalone. E el bacil?

Brighella. Se no la sa dove metterla, ho ordine de lassarghe anca el bacil.

Pantalone. Veramente xe tutto pien in casa; no saveria dove metterla.

  1. Così tutte le edizioni.