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62 ATTO PRIMO

Aspasia. Qualche volta, così per ischerzo, diceva egli: è un peccato che il signor Pantalone lasci così sepolta una donna di spirito, come donna Eufemia.

Eufemia. Don Luigi è compitissimo. Lascierà che tutti vivano a modo loro.

Aspasia. Guardate un regalo che mi ha fatto mio fratello.

Eufemia. Bel ventaglio! veramente di buon gusto.

Aspasia. Vi piace, donna Eufemia?

Eufemia. Certamente, non si può negare che non sia bello.

Aspasia. Se lo volete, siete padrona.

Eufemia. No, no, vi ringrazio.

Aspasia. Davvero, mi fate la maggior finezza di questo mondo.

Eufemia. In verità, vi sono obbligata; sta bene nelle vostre mani.

Aspasia. Se non lo prendete, mi fate torto.

Eufemia. Eh via, fate più conto d’un regalo di vostro fratello.

Aspasia. Don Luigi non mi darà dei rimproveri, se saprà che a voi l’ho donato; anzi si consolerà, intendendo che una sua finezza sia passata nelle vostre mani. Prendetelo.

Eufemia. Ma se vi dico di no.

Aspasia. Mi fate venire la rabbia. (s’alza)

Eufemia. Mi dispiacerà vedervi arrabbiata, ma io non ne ho colpa.

Aspasia. Donna Eufemia, vi levo l’incomodo.

Eufemia. Voi mi levate le grazie.

Aspasia. Il ventaglio non lo volete.

Eufemia. No certamente, vi prego di compatirmi.

Aspasia. Alla conversazione non volete venire! qui non si viene senza il passaporto di vostro marito! mio fratello non si sa se lo riceverete!

Eufemia. Guardate che stravaganze si sentono in questa casa! Chi ha giudizio, non ci dovrebbe venire.

Aspasia. Ma io vi voglio bene, e ci verrò. Mi cacciarete via, se ci verrò?

Eufemia. Non son capace di un’azione cattiva.

Aspasia. Addio, donna Eufemia.

Eufemia. Serva, donna Aspasia.