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IL GELOSO AVARO | 35 |
Eufemia. (Povero padre! non lo voglio inquietare). (da sè)
Argentina. (Domandatele se suo marito è niente geloso). (piano al Dottore)
Dottore. Ditemi, figliuola mia, è geloso il vostro marito?
Eufemia. Siccome egli mi ama, non sarebbe gran cosa che fosse anche geloso.
Dottore. È vero: amore è padre della gelosia. Ma vi tormenta? vi strapazza? Cara la mia figliuola, ditemi la verità.
Eufemia. Caro signor padre, che cosa volete ch’io vi dica? Non nego che qualche volta mio marito non dia in qualche impazienza. Tutti hanno le loro stravaganze, ed io le averò più di tutti. Mio marito, vi dico, non è cattivo; ma quando fosse anche pessimo, voi me l’avete dato, io l’ho preso, sarebbe pazzia il dolersene, e poca riputazione il pentirsi.
Dottore. Brava; queste sono massime di donna savia e prudente. In questo mondo bisogna soffrir qualche cosa. Quando non manca il bisognevole in casa, per il resto si tira avanti.
Argentina. (Domandatele se ha nemmeno da comprarsi una carta di spille). (piano al Dottore)
Dottore. Ditemi un poco: m’immagino che vostro marito vi passerà un tanto per le piccole spese. (a donna Eufemia)
Eufemia. Quel che occorre, lo compra.
Dottore. Vi dà denari?
Eufemia. Io non gliene chiedo.
Dottore. Una donna senza denari non sta bene. Tutti i giorni fa di bisogno qualche cosa. Si ha sempre d’andare dai mariti? si vien loro in fastidio. Venite qui, prendete questi quattro zecchini.
Eufemia. Non v’incomodate, signor padre.
Argentina. Eh prendeteli, signora padrona, che ne avete bisogno.
Eufemia. Tu non puoi tacere.
Argentina. Se mi cucite la bocca.
Dottore. Via, fatemi questo piacere. Prendeteli, e servitevi nelle vostre occorrenze.
Eufemia. Quando così volete, li prenderò. Vi ringrazio, signor padre.