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IL VECCHIO BIZZARRO 497

SCENA XIII.

Celio solo.

Tutti mi fanno arrabbiare, mi fanno disperare, mi fanno crescere il male. Non vi è altri che il signor Pantalone, che mi consoli, che mi faccia star bene. Volesse il cielo ch’egli prendesse mia nipote per moglie, e che volesse venire a stare con me; lo farei padrone di tutto il mio.

SCENA XIV.

Clarice e detto.

Clarice. E bene, signor zio...

Celio. O nipote, ora appunto pensava a voi.

Clarice. Ed io voleva domandarvi, che cosa ha detto di me il signor Pantalone.

Celio. Ha detto qualche cosa che mi fa sperar bene. Voi lo prendereste volentieri?

Clarice. Se avesse egli trent’anni di meno, perchè no?

Celio. E se io in riguardo suo vi facessi una donazione di tutto il mio?

Clarice. Allora poi lo prenderei anche se avesse trent’anni di più.

Celio. Facciamola dunque.

Clarice. Ma con un patto.

Celio. Con qual patto?

Clarice. Che della roba che mi donaste, fossi padrona io; e maneggiandola a mio modo, non avessi a dipendere dalla seccatura d’un vecchio.

Celio. A questa condizione non si farà niente.

Clarice. E niente sia.

Celio. Voi mi volete veder morire.

Clarice. Perchè?

Celio. Perchè solo il signor Pantalone mi potrebbe dare la vita.

Clarice. Eh, vi vuol altro per guarire dai vostri cancheri.

Celio. (sputa forte) Che parlare sguaiato!