Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, X.djvu/505


IL VECCHIO BIZZARRO 493

Pantalone. Lo stuerò mi. (dà un calcio alla lanterna, e gliela getta di mano)

Brighella. Obbligatissimo.

Pantalone. Parlè a pian. Cossa voleu?

Brighella. Ho da darghe una polizza del me patron.

Pantalone. Cossa vorlo da mi sior Ottavio. Me mandelo i mi quaranta ducati?

Brighella. Credo anzi, che el ghe ne voia dei altri.

Pantalone. Andè a bon viazo, compare. Da mi no se vien a oselar i merlotti.

Brighella. Ma la senta sta polizza.

Pantalone. Quando l’alo scritta?

Brighella. Adesso, in sto momento.

Pantalone. No xe mezz’ora che l’ha parlà co mi.

Brighella. E dopo l’ha scritto sto viglietto.

Pantalone. Dè qua; lassè veder.

Brighella. Védela? Se avesse la lanterna che la m’ha morzà...

Pantalone. Gnente, ghe xe el bisogno. Seu omo da vardarme la schena?

Brighella. Ala qualche nemigo?

Pantalone. Ghe xe dei baroni. Stè attento se vien nissun, e avviseme. (apre la lanterna)

Brighella. (No vorria entrar in qualche impegno. Dall’altra parte me preme anca mi sti danari). (da sè)

Pantalone. (Legge) Signor Pantalone riveritissimo. Dovendo domani partir per Livorno per accomodare gli affari miei, sono in necessità di danaro. Vorrei disfarmi del mio anello, che ha vossignoria nelle mani; perciò la prego, se fa per lei, darmi il restante del prezzo, e se non lo vuole per sè, procurarne la vendita sollecitamente. A me è costato dugento zecchini; ma lo stato in cui mi ritrovo, mi obbliga a darlo per meno. A lei mi rimetto, essendo certo della sua onoratezza, assicurandola che in caso tale il di lei soccorso può contribuire alla mia quiete, ed alla mia riputazione. Attendo la risposta con impazienza alla spezieria del Satiro, e riverendola sono. Poverazzo! el me fa anca peccà.