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IL VECCHIO BIZZARRO 479


da cedere ogni sua pretensione. Finalmente non sono corse che sole parole, e queste non hanno più sussistenza, sempre che la vita, ch’egli ora mena, giustifica le mie ripulse.

Florindo. Non so che dire. Altra sorella non ho che voi. Bramo di contentarvi. (parte)

SCENA II.

Flamminia sola.

Con un vecchietto allegro non potrei stare che bene. Se fosse uno di quei rabbiosi, o uno di quelli che soffrono più malattie che anni, mi guarderei dal prenderlo. Ma certamente il signor Pantalone fa invidia ad un giovanetto.

SCENA III.

Clarice e detta.

Clarice. Si può venire, signora Flamminia?

Flamminia. Favorite pure, signora Clarice, mi fate onore.

Clarice. Siamo nella medesima casa, e ci vediamo pochissimo.

Flamminia. Io non ardisco di disturbarvi.

Clarice. Cara amica, mi mortificate. Sapete pure...

Flamminia. Sì, lo so che mi volete bene.

Clarice. Vostro fratello vuol più partire per ora?

Flamminia. Ho speranza di no. Se sapeste... Basta.

Clarice. Raccontatemi qualche cosa.

Flamminia. Ho speranza di restar qui per sempre.

Clarice. Maritarvi qui forse?

Flamminia. Chi sa.

Clarice. E il signor Ottavio?

Flamminia. Se lo prenda chi vuole.

Clarice. (Me lo prenderei io, se me lo dessero). (da sè)

Flamminia. Che dite?

Clarice. Nulla. Avete qualche cosa per le mani?