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IL VECCHIO BIZZARRO | 457 |
Pantalone. Sentimo la rason.
Florindo. Chi presta denari ad un giocatore viziato, fomenta la sua passione.
Pantalone. Sior Ottavio, nol dise mal. (ad Ottavio)
Ottavio. Io non gli chiedo danari per giuocare, ma per pagare i miei debiti.
Pantalone. Séntela? El parla da galantomo. (a Florindo)
Florindo. Non è vero, non li chiede...
Pantalone. Diseme, cari siori, non aveu da esser cugnai?
Florindo. Flamminia mia sorella, informata meglio del suo costume, non vuole aver che fare con lui.
Ottavio. Nè io mi curo d’imparentarmi con persone sì fastidiose.
Pantalone. Tra parenti anca in erba facilmente se impizza el sangue, e facilmente el se stua1. Le donne qualche volta le xe causa de una lite, e qualche volta le fa far una pase. A monte tutto. Femo sto matrimonio, e lassemo che missier Cupido trionfa.
Florindo. Mia sorella dipende da me fino a un certo segno; ma nel caso di collocarla, non voglio usarle violenza.
Pantalone. Bravo. Fin qua ghe trovo del bon. La diga la verità, sior Ottavio, sta siora Flamminia ghe vorla ben?
Ottavio. Finora mi lusingai, che non mi vedesse di mal occhio.
Pantalone. Ghe parlerò mi. Colle donne non son stà mai sfortunà. Co giera zovene, le persuadeva per mi; adesso che son vecchio, me xe resta la rettorica, e ho perso affatto l’umanità.
Florindo. Ella è padrona di sè, ma io col signor Ottavio...
Pantalone. Ma vu col sior Ottavio ave da esser amici.
Florindo. Sarà impossibile. Ottavio è torbido, già ve l’ho detto.
Pantalone. No, sior Florindo, nol xe torbido, nol xe ustinà, come la crede. Tutti i omeni i gh’ha el so caldo. Gh’ha despiasso che un amigo, che un che ha da esser so cugnà, ghe nega cento zecchini in prestio. Per i amici se fa quel che se pol.
- ↑ Si spegne.