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440 ATTO PRIMO

Clarice. (Sta a vedere che il vecchietto ci casca). (da sè)

Pantalone. No se pol dir, de sto pan no ghe ne voggio magnar.

Clarice. In verità mi pare impossibile che non siate stato mai innamorato.

Pantalone. Perchè mo ghe par impussibile?

Clarice. Perchè avete un certo non so che di simpatico, di dolce, di manieroso, che mi fa credere diversamente.

Pantalone. Pol esser che sia, perchè fin adesso no averò trova gnente che me daga in tel genio.

Clarice. Siete ancora in tempo di ritrovarlo.

Pantalone. Fina alla morte no se sa la sorte.

Clarice. Che mai vi vorrebbe per contentare il genio del signor Pantalone?

Pantalone. Poche cosse, fia mia.

Clarice. Se foss’io la fortunata che le possedessi...

Pantalone. Ve degneressi de mi?

Clarice. Così voi foste di me contento.

Pantalone. A poco alla volta se giusteremo.

Clarice. (Il merlotto vien nella rete). (da sè)

Pantalone. (No ghe credo una maledetta).(da sè)

Clarice. Ah signor Pantalone!(sospirando)

Pantalone. Ah signora Clarice! (sospirando)

Clarice. Che vuol dire questo sospiro?

Pantalone. Lasso che la lo interpreta ela.

Clarice. Quasi, quasi... mi lusingherei.

Pantalone. Ma! chi va al molin, s’infarina.

Clarice. Ma con una spazzatina si netta.

Pantalone. Co la penetra, no se se spolvera.

Clarice. Vien gente. Ci rivedremo, signor Pantalone.

Pantalone. Se vederemo, e se parleremo.

Clarice. (La biscia beccherà il ciarlatano). (da sè, e parte)

Pantalone. (So el fatto mio. No ti me la ficchi). (da sè, e parte)