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IL VECCHIO BIZZARRO 429

Martino. Sangue de diana!

Pantalone. Qua no ghe xe siora Diana, nè siora Stella. Andè via, che sarà meggio per vu.

Martino. Coss’è sto manazzar1? Voggio star qua.

Pantalone. Via, sior cagadonao2. (minacciandolo)

Martino. Se catteremo3. (fuggendo via)

SCENA III.

Ottavio e Pantalone.

Pantalone. Polentina calda.

Ottavio. Signore, sono obbligato al vostro cortese amore, ma credetemi che colui non mi faceva paura.

Pantalone. Me par de cognosserla ela.

Ottavio. Sono Ottavio Gandolfi per obbedirvi.

Pantalone. El novizzo de siora Flamminia?

Ottavio. Sì signore, quello che doveva sposare la signora Flamminia. La conoscete?

Pantalone. La conosso, perchè la sta in casa de sior Celio, mio caro amigo.

Ottavio. Sì, è venuta a Venezia in compagnia della signora Clarice, nipote del signor Celio.

Pantalone. E ela, paron, xela vegnua con lori?

Ottavio. Non signore; io sono qui da tre anni in circa per una lite. In Livorno eravamo amici con il signor Fiorindo, e qualche trattato vi fu sin d’allora fra la di lui sorella e me: ora poi, coll’occasione che ci siamo riveduti, si è ripigliato l’affare, e si è anche quasi concluso.

Pantalone. Ghe vala in casa del sior Celio?

Ottavio. Poche volte.

Pantalone. Digo ben; mi no ghe l’ho mai vista.

Ottavio. Vossignoria pratica dunque in quella casa.

  1. Minacciare.
  2. Goldoni spiega disgraziato «parola ingiuriosa»: v. vol. II, 179 e 200.
  3. Cattar, ritrovare.