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e in questa l’esercizio avvalora l’istinto. Tutte le arti si vengono a perfezionare per gradi, e loderei sommamente che a tutti gli altri piacevoli trattenimenti che ai Giovanetti si accordano, quello si preferisse di esporsi al pubblico dalle Scene. Molti si trovano di talento e di sapere forniti, che pensano giustamente, e capaci sono in privato di un buon consiglio, ma temono le azioni pubbliche; e manca loro il coraggio. Ciò accade ordinariamente perchè non ne sono avvezzati, onde quantunque siano le Scene dal Foro e dai Magistrati remote, l’azione è similmente azzardosa, allorchè trattasi di parlare da un luogo pubblico ad un numero di persone raccoltesi per ascoltare; e chi bene abbia riuscito in questo sopra le Scene, se non avrà le cognizioni che al buon legale e al bravo Repubblichista son necessarie, avrà superata almeno la massima difficoltà, che suol consistere nell’apprensione. V. E. ha tutti i numeri necessari, e per le piccole e per le grandi imprese; ha bisogno meno degli altri di tali esperimenti per esercitare la sua facondia e la prontezza del suo intelletto, ma ciò non ostante seguiti pure, e non abbandoni il bel piacere delle Commedie. Queste recano un altro bene alla Gioventù. La divertiscono dai trattenimenti meno innocenti, e qualche volta pericolosi. Guai al mondo se non vi fossero dei Teatri. Tutti i Principi li credono necessari. Un Capitano d’armata, fuori dei militari conflitti, pensa immediatamente a divertire la Truppa con i Teatri; questi impediscono i progressi del gioco, e traviano dalle insidie amorose. Parlo di que’ Teatri che onesti sono e morigerati. Non di quelli di mal esempio, che si figurano i Moralisti colle loro invettive, de’ quali a’ dì nostri, per la Dio grazia, si è perduta per fin la memoria.
Ma sul finire di questo foglio, mi si presenta all’idea un rimprovero che l’E. V. può farmi. Io lodo Voi che tanto mirabilmente il Dottor Bolognese rappresentate, e pare che dalle mie Commedie lo abbia sbandito. Mi giustifico brevemente. Prima di tutto, io non ho l’abilità di scrivere quella lingua, come Voi la parlate. In secondo luogo, senza far torto alle Maschere che ora abbiamo, pericoloso mi riuscì sempre, ed infelice talvolta il valer-