Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, X.djvu/391


IL FILOSOFO INGLESE 381
M. Saixon. Vo’ discorrerne meglio. La vogliam veder bella. (parte)

M. Brindè. Può esser più indiscreta colei con sua sorella?
Lorino. Oh maledetto il punto che io venni, ed ho giocato!
Con questa bella grazia mi ha vinto e mi ha piantato.
(parte)

SCENA XV.

Madama di Brindè sola.

Ecco un novello scoglio al misero infelice;

Contro di lui congiura sempre la sorte ultrice.
Se la germana mia persiste a non volere,
Jacob restar dovrebbe con onta e dispiacere.
Ed ei, che è per natura civile e delicato...
Eccolo; in ogni guisa dev’esser ricovrato.

SCENA XVI.

Jacobbe Monduill e la suddetta.

Jacobbe. So che milord mi cerca; detto me l’ha più d’uno.

Madama, lo vedeste?
M. Brindè.   Qui non si è visto alcuno.
Però non vi consiglio attenderlo per via;
So anch’io che vi cercava, che fremere si udia.
Il ciel vi ha provveduto di asilo e protettore.
Entrate in quella casa.
Jacobbe.   Madama... il vostro onore?
M. Brindè. Saixon, ch’è mio cognato, per voi così dispone.
Jacobbe. Il mondo non appaga sì debole ragione.
M. Brindè. Temete di milord? Saixon vi sarà scudo.
Jacobbe. Affronterei milord armato, a petto ignudo.
Minacce non pavento; per lui non mi confondo.
Quel che timor mi reca, non è la morte, è il mondo.
Niun crederà, madama, ch’io sia nel vostro tetto
Per altro ricovrato, che per ragion di affetto.