Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, X.djvu/375


IL FILOSOFO INGLESE 365
Se il re vorrà ch’io parta, andrò dal suolo inglese;

Come son qui vissuto, vivrò in ogni paese.
(scrivendo pronunzia forte quello che scrive)
M. Brindè. L’irriterà quel foglio.
Jacobbe.   No, se ragione intende.
Reca a milord il tutto. (a Birone)
Birone.   (La borsa ancor gli rende?) (parte)
Jacobbe. Madama, io non m’inganno: vi esce dagli occhi il pianto.
M. Brindè. Jacob, la mia virtude ora non giugne a tanto.
Vorrei coprir del duolo la debolezza estrema,
Ma sono donna alfine, ma il cuor vi adora e trema.
Jacobbe. Cotal dichiarazione tor mi potria la pace,
Se di essere turbato fosse il mio cuor capace.
Per voi duolmi, madama, più che per me il mio danno,
Se pon le mie sventure a voi recare affanno.
Ora dei studi nostri, ora il maggior profitto
Tragga fra le passioni l’animo forte, invitto.
Ai colpi di fortuna resistere c’insegna
Vera filosofia, che l’avvilirsi sdegna.
Porgano i studi vostri aiuto alla ragione;
Per me quel dolce affetto cambiate in compassione.
Lasciatemi partire senza cordoglio all’alma:
Virtù nel vostro seno porti trionfo e palma. (parte)

SCENA XVIII.

Madama di Brindè sola.

Ah, non fia ver ch’io perda di vista il di lui piede:

Lo seguirò da lungi ancor dove non crede.
Lo seguirò, infelice, giacchè l’uso ha permesso
Tal libero costume in Londra al nostro sesso.
Filosofia mi parla all’intelletto, al cuore;
Ma tace ogni altra lingua dove favella amore.
(parte dietro Jacobbe)

Fine dell’Atto Terzo.