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342 ATTO SECONDO
Milord. Madama, tante grazie mi onorano non poco;

Ma io non soffrirei che mi prendeste a gioco.
Vi parlerò sincero. Diretti i passi miei
Erano alla Brindè.
M. Saixon.   Bene, andate da lei.
Monsieur Lorino, a voi: fate il piacere, andiamo.
(si fa servire e passa al caffè)
Lorino. Sì, madama, vi servo. (le dà il braccio)
M. Saixon.   Porta il caffè. Sediamo.
(siede con monsieur Lorino)
Milord. (Costei da me vorrebbe due grazie adulatrici:
Presso della Brindè non voglio altri nemici).
(passa al caffè)
Madama, andar sospendo, se voi ve ne offendete;
Anzi col mezzo vostro...
M. Saixon.   Venite qui, sedete.
Milord. Obbedisco. (siede, restando Madama in mezzo)
M. Saixon.   Il caffè. Non lo portate a noi? (gridando forte)
Con vostra buona grazia, lo pagherete voi.
(a Milord; viene il caffè, e lo bevono)
Milord. Questo è un onor, madama.
M. Saixon.   Dunque la vedovella,
Milord, per quel ch’io sento, il cuore vi martella?
Milord. Apprezzo il di lei merto, la sua virtude io lodo.
M. Saixon. L’amate?
Milord.   Sì, il confesso.
M. Saixon.   Bravo, milord, ne godo.
Voi siete di buon gusto, amate una gran gioia,
Scommetto che in tre giorni Brindè vi viene a noia.
Milord. Perchè?
M. Saixon.   Perchè di lei stranissimo è il costume.
Svegliasi a mezza notte, si rizza e accende il lume.
Di libri è circondata, or prende questo, or quello;
Talor scrive nel letto, e suona il campanello:
La cameriera crede le sia venuto male,