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IL FILOSOFO INGLESE 339
Emanuel. Se sei buon cittadino, esponi al ministero

Il danno che alla patria può fare un menzognero.
Dall’isola si scacci costui che vuol dar legge,
Che sa palliare il vizio, e odiar chi lo corregge.
Avrai dai nostri amici pronto segreto aiuto.
Il ciel per me ti parla. Pensaci. Ti saluto. (parte)
Milord. Addio.

SCENA IV.

Milord Wambert e maestro Panich.

Panich. Se a poco a poco si estirpano dal regno

Questi filosofoni, felici noi, m’impegno.
Noi siamo una brigata famosa ed erudita,
Che la filosofia l’abbiamo sulle dita:
Col mio grembial di cuoio, franco qual tu mi vedi,
Talor salir io soglio su scagno di tre piedi.
E stralunando gli occhi, e dimenando il collo,
Parlo qual s’io parlassi dal tripode di Apollo.
Mi odono a bocca aperta le femmine e i ragazzi;
Ho fatto più di cento finor diventar pazzi.
E dico, e lo sostengo, che al mondo non si dia
Più bel divertimento di quel della pazzia.
Impazzirai tu ancora, sol che colà mi veda.
Milord, io ti saluto. Il ciel te lo conceda. (parte)

SCENA V.

Milord Wambert solo.

Che altri impazzir tu faccia, non è strano portento;

Verissimo è il proverbio: un pazzo ne fa cento.
Empi, maligni, astuti, mi porgono costoro
La via di vendicarmi con arte e con decoro.
Se a lor secrete trame unisco un caldo uffizio,
Vedrassi il mio nemico andare in precipizio.