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IL FILOSOFO INGLESE | 327 |
SCENA XII.
Madama di Brindè dalla propria casa. Maestro Panich
calzolaio la incontra, con un paio di scarpe in mano.
Panich. Il cielo ti consoli, madama di Brindè:
Eccoti le tue scarpe, veniva ora da te.
M. Brindè. Panich, il mio costume superbo unqua non fu;
Ma è strano a un calzolaio complimentar col tu.
Panich. Compatisci, madama, questo è lo stile mio;
Sono, se non lo sai, filosofo ancor io.
M. Brindè. Filosofo anche voi? Me ne rallegro assai,
Voi sosterrete in Londra l’onor de’ calzolai.
A forza di argomenti difender col grembiale
Potrete, che il far scarpe sia un’arte liberale.
Panich. Per tale la sostengo in teorica e in pratica:
Convien per far le scarpe saper di matematica.
Il cuoio si dispone con peso e con misura,
E nell’unir le parti ci vuol l’architettura.
M. Brindè. È vero, non lo nego, lo dice anche Platone,
Architettura è ogni arte che ha forma e proporzione.
Mostratemi le scarpe, che avete a me portate.
(maestro Panich le mostra le scarpe)
Oh signor Archimede, son male architettate.
Una è di ordin toscano, e l’altra è di composito:
Vitruvio non insegna a far questo sproposito.
Panich. Questa è una nuova moda, ed è invenzione mia;
Paion fra lor discordi, ma sono in armonia.
Cotesta alza un pochino, quell’altra un po’ degrada;
Ma fanno un bel vedere di giorno in sulla strada.
Basta avvertir che sempre si deve nel cammino
Alzar prima il piè dritto, e poscia il piè mancino.
M. Brindè. Dovrei prender maestro di musica e di ballo,
Per andar a battuta, senza por piede in fallo?