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LA CAMERIERA BRILLANTE 291

Clarice. Io non merito queste grazie. Non lo voglio assolutamente. (gli dà la mano)

Argentina. Oh bella! La parte dice che non volete, e poi gli date la mano.

Clarice. La parte è una scioccheria.

Florindo. Disponete di me. Comandatemi. Soffrirò per voi ogni pena, ogni tormento, e la morte istessa. (ride fra sè)

Clarice. Lo dite voi da dovvero?

Florindo. Sì, vi amo. Ma non mi lascierei nemmeno pungere un dito.

Argentina. Eh signori, la parte non dice così.

Florindo. Questi sono quei discorsetti, che fanno i comici sottovoce.

Argentina. Tiriamo innanzi la scena.

Clarice. Se voi aspirate a volermi, vi giuro che mi sottometterò a qualunque legge per compiacervi. Fuori che a quella di vivere da villana.

Florindo. Ah madama, i vostri begli occhi... il brio che spira dalle Vostre ciglia... il vezzo delle vostre purpuree labbra... Oime! mi sento languire... mi sento ardere... Uh! che diavolo di roba è questa? (fa uno sgarbo a Clarice)

Clarice. Siete pazzo?

Argentina. Tirate innanzi. (a Clarice)

Clarice. Voi siete adorabile. Siete il più gentile amante di questa terra. Il più dolce, il più amabile... il più asino che abbia veduto.

Florindo. Dice così la parte? (ad Argentina)

Argentina. Non signore. È una cosetta che vi ha messo del suo. Concludiamo la scena.

Florindo. Sì, concludiamola. Mia cara...

Clarice. Mio bene...

Florindo. «Voi siete del mio cuor donna e sovrana.

Clarice. «Siete di questo sen l’unico amore.

Florindo. «Ma vo’ far all’amore alla villana.

Clarice. «Ma vi mando, stramando; e v’ho nel cuore. (Clarice e Florindo partono)