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290 | ATTO TERZO |
Clarice. Sarà il sentimento ironico.
Argentina. Prendetelo come volete.
Clarice. La sorte vi ha colmato di grazie. Siete una persona adorabile. (lo dice con ironia)
Flaminia. Gradisco l’espressioni sincere del vostro labbro.
Clarice. Sarei fortunata, se potessi servire una persona di si alto merito. (con ironia)
Flaminia. Se avrete per me del rispetto, averò per voi della compiacenza.
Clarice. Prego il cielo vi feliciti con uno sposo. (come sopra)
Flaminia. Ed io prego il cielo vi riduca in grado di meritarlo.
Clarice. In quanto a questo poi, lo merito più di voi.
Argentina. Questo nella parte non c’entra.
Clarice. Se non c’entra, ce lo metto io.
Florindo. Terminerò io la mia scena. Voi non avete prerogative per farvi amare Siete umile per soggezione, e il vostro animo altiero vi renderà sempre mai sprezzata e derisa. (Questo l’ho detto di gusto). (parte)
SCENA IX.
Argentina, Brighella, Clarice; poi Florindo.
Clarice. Dice così la sua parte?
Argentina. Sì signora, dice così.
Clarice. Chi è l’autore di questa commedia?
Argentina. Non lo so nemmeno io, signora.
Clarice. Se lo conoscessi, gli vorrei insegnare a scrivere un poco meglio.
Argentina. Tocca a lei, signor Florindo. (verso la scena)
Florindo. Eccomi qui. Madama, ecco un adoratore della vostra bellezza. (recita con isgarbo e caricatura)
Clarice. Voi mi adulate. So di non esserlo certamente. (si scuote fra se medesima)
Florindo. Permettetemi, che in segno di venerazione e di rispetto vi baci umilmente la mano. (Mi vengono i dolori colici). (da sè)