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286 | ATTO TERZO |
Argentina. Stia sulla mia parola.
Florindo. Ma vi sono cose che mi fanno venir la rabbia dicendole.
Argentina. All’ultimo poi avrà piacere.
Florindo. Mi proverò.
Argentina. Andiamoci a preparare.
Florindo. Io non l’ho potuta imparare.
Argentina. Il suggeritore l’aiuterà.
Florindo. Madama... v’adoro... permettetemi che io vi serva... Sono cose che mi fanno venire il vomito. (parte)
Argentina. La commedia è distribuita così bene, che non può essere meglio. Veder rappresentare caratteri da persone che non li sanno sostenere, è una cosa da crepar di ridere. Se s’introducesse questo buon gusto, tutti i commedianti riuscirebbero a perfezione. (parte)
SCENA V.
Brighella e Traccagnino vestito da Capitano Coviello.
Brighella. Cossa fastu, vestido co sto abito da Cuviello?
Traccagnino. Lassame ire, foss’acciso, che songo lo Capetano Spaviento.
Brighella. Anca ti ti reciti in te la comedia?
Traccagnino. No ti sa? Ho da far el prologo della comedia.
Brighella. Eh via, matto, che no ti xe bon da far da Cuviello.
Traccagnino. Zitto, che i è in quella camera che i me ascolta. Tiò sta carta, e suggerisci pulito. Se fazzo ben, vadagno un piatto de maccaroni.
Brighella. Farò quel che ti vol. Arzentina m’ha dito che suggerissa, suggerirò. Ma no ti gh’ha nè figura, nè disposizion da Cuviello.
Traccagnino. Eh caro ti, che ancuo no se varda ste cosse. Suggerissi e lasseme far a mi.
Brighella. Suggerirò. Manco mal che semo in campagna. Ma de sti spropositi ghe n’ho visto anca in città. (si ritira per suggerire)