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284 | ATTO TERZO |
passo, non aprireste nè meno la bocca. Bene, saprò ancor io regolarmi.
Pantalone. In sta sorte de cosse...
Argentina. E poi dirà che mi vuol bene.
Pantalone. Lo vederè, se ve voggio ben.
Argentina. Se mi volete bene, avete da far quella parte.
Pantalone. Mo se no posso.
Argentina. Ed io voglio che la facciate.
Pantalone. Volè?
Argentina. Sì, lo voglio.
Pantalone. Stimo assae, sto dir voglio.
Argentina. Lo voglio, e posso dire lo voglio.
Pantalone. Con che fondamento, patrona, diseu sto voglio?
Argentina. Sapete chi sono io? (altiera)
Pantalone. Chi seu, siora?
Argentina. Sono... la vostra cara Argentina.
Pantalone. E per questo?...
Argentina. E per questo, il mio caro padrone, il papà mio caro, mi farà questo piacere: farà quella bella particina. Reciterà nella commedia, e darà questo piacere alla sua cara Argentina.
Pantalone. So, desgraziada, che ti me pol. Sì che farò tutto quel che ti vol. Sì, baronzella, parlerò toscano, arabo, turco; e in tutti i lenguazi de sto mondo te dirò sempre che te voggio ben. (parte)
SCENA III
Argentina, poi Ottavio.
Argentina. Oh, ero sicura che la faceva. Per me farebbe altro. E avanti domani spero che farà tutto.
Ottavio. Tenete la vostra parte. (con un foglio in mano)
Argentina. Perchè, signore?
Ottavio. Questa non è parte che mi si convenga. Ho recitato più volte in compagnia di principi e principesse, ho fatto sempre