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276 | ATTO SECONDO |
SCENA XX.
Un Villano vestito da cavaliere, e detti.
Villano. Madama.
Argentina. Favorite. (gli chiede il braccio)
Villano. Eccomi. (la serve di braccio)
Argentina. Andiamo. (parte col villano)
Traccagnino. Cavalier sabatico, servite bene nostra moglie domestica. (parte)
Pantalone. Bravi, pulito. Cossa diseie, patrone? Ghe piase sta bella usanza?
Flaminia. Non mi piace, per dire il vero. Se io fossi nel caso, farei di meno di molte cose, e anderei volentieri con mio marito.
Ottavio. Signora, voi vi fareste ridicola in poco tempo.
Clarice. Io all’incontro...
Pantalone. Vu all’incontro sè una mattarella, che facilmente ve uniformeressi al sistema de Arzentina. Ma ela, vedeu? no l’ha miga fatto sta scena, perchè tolè sta cattiva lezion. La xe una putta de garbo, e no la xe capace de pensar cussì
Florindo. E se voi, signora Clarice, pensaste di far tutto quello che ha detto fin adesso Argentina, trovatevi un altro sposo. Ve lo dico in faccia di vostro padre: voi non fate per me.
Pantalone. Sior Fiorindo in questo el gh’ha rason...
SCENA XXI.
Brighella e detti.
Brighella. Signori, un’altra imbassada.
Pantalone. Qualche altra dama?
Brighella. Signor no. Una contadina.
Ottavio. Dove ci siamo noi, non vengono contadine.
Florindo. Oh benedette le contadine! Fatela venire, signor Pantalone.