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274 ATTO SECONDO

Pantalone. No basta che gh’avemo co nu el sior marchese della Tramontana?

Argentina. Spiacemi, signori miei, che per mia cagione abbiano tralasciato il pranzo.

Pantalone. Se volè favorir anca vu, siora contessa de Gnao babao?

Florindo. Andiamo in cucina, signora Contessa, che staremo con più libertà.

Argentina. Io non sono qui per pranzare. Ma avendo sentito dire che le figlie del signor Pantalone devono maritarsi con questi due cavalieri...

Florindo. No, sbagliate. Una con un cavaliere, e una con un tangaro.

Pantalone. Coss’è sta novità? Mi no marido le mie putte nè con tangari, nè con cavalieri.

Argentina. Basta; facciamo il conto che ciò sia vero.

Pantalone. Ma se no xe vero.

Argentina. Non sarà vero; ma quando mai la signora Flaminia dovesse sposare un cavaliere di questa sorte...

Pantalone. Ve digo che no xe vero.

Argentina. Ed io accordo che non sia vero. Ma dato che ciò fosse, ella deve essere istrutta di quelle cose che non sono a sua cognizione. Cavaliere. (chiama)

Traccagnino. Madama. (esce Traccagnino vestito da cavaliere, con caricatura.)

Ottavio. Bravissimo! il mio buffone ci farà ridere: Argentina è una ragazza di spirito.

Pantalone. Vedemo donca sta comediola. Sentimo cossa che i sa inventar.

Argentina. Conte, questa sera vado alla conversazione. (a Traccagnino)

Traccagnino. Non vi è bisogno che me lo dite. (pronuncia male il toscano)

Argentina. Bene. A casa verrò tardi.

Traccagnino. Chi prima arriva, ceni, e vada a letto.

Argentina. Ci troveremo sulle morbide piume.