Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
LA CAMERIERA BRILLANTE | 273 |
SCENA XVIII.
Brighella e detti.
Brighella. La vien, la vien.
Ottavio. Presto. Levate di qui questa tavola.
Pantalone. Coss’è sto levate? Coss’è st’insolenza?
Ottavio. Mangeremo dopo, signor Pantalone. Levate, levate.
(I servitori levano via la tavola, sollecitati da Ottavio. Tutti restano a sedere, fuori che lui.)
Brighella. Son qua. Leveremo.
Pantalone. La me par un’impertinenza. (s’alza)
Florindo. Questa la godo, da galantuomo. (resta a sedere)
Ottavio. Ecco la dama. È venuta per me. Incontriamola. (fa alzare Flaminia e Clarice)
SCENA XIX.
Argentina vestita nobilmente da campagna, e detti; poi Traccagnino vestito da cavaliere, con caricatura.
Argentina. Permettono che le riverisca la contessa dell’Orizzonte?
Pantalone. Oe, Arzentina. (s’alza)
Flaminia. La burla è graziosa.
Clarice. Queste sono le dame che onorano il signor Ottavio.
Ottavio. Dov’è la contessa dell’Orizzonte?
Argentina. Eccola al vostro cospetto. Cavaliere, sono io che vi riverisce.
Ottavio. Bravissima. Se non è dama, merita di esserlo. Ha dello spirito, della vivacità, del brio.
Pantalone. Cossa feu co sti abiti? Semio de carneval?
Argentina. Che vorreste voi che si dicesse pel mondo, se un cavaliere di questo merito pranzasse un giorno senza una dama?
Ottavio. Dice benissimo. Questa è la prima volta. Non sarebbe mal fatto spacciar per la villa, che abbiamo a pranzo con noi la contessa dell’Orizzonte.