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270 | ATTO SECONDO |
Clarice. Sentite la bella caricatura. (a Flaminia)
Flaminia. Verrà il vostro gentilissimo signor Fiorindo a far il maestro di cerimonie. (a Clarice)
Pantalone. Via, putte, sentève. (siede)
Flaminia. Eccomi. (vuol sedere presso suo padre)
Ottavio. No, madamigella, favorite: venite presso di me. (a Flaminia)
Pantalone. Eh, n’importa. Questo xe el solito posto.
Ottavio. Bene, verrò io dunque presso di voi. (va a sedere presso a Flaminia)
Pantalone. Sior Ottavio... no vorria...
Ottavio. A tutte le grandiose tavole dove io sono stato, mi hanno sempre collocato vicino alla padrona di casa. La marchesa di Coratella, la duchessa di Possidaria, la baronessa della Caligine, la principessa di Zona Torrida, tutte hanno voluto che stessi loro vicino.
Pantalone. Qua no ghe xe nè la principessa del Caligo, nè la principessa del Fumo. Se va alla bona.
Ottavio. Questo è quel che mi piace: alla buona. Son uno che non ha ambizione.
Pantalone. E vu, siora, ve senteu? (a Clarice)
Clarice. Oh via, ecco il signor Fiorindo. Giacchè egli viene, verrò a tavola ancora io. (siede)
Pantalone.(Mi no so, se la fazza per amor o per pontiglio. Le donne no le se capisse; ora le xe da vovi1, ora le xe da latte). (da sè)
SCENA XVI.
Florindo e detti.
Florindo. (Eh! figurarsi se io voglio sedere in mezzo a quelle caricature!) (osservando la tavola, si ferma indietro)
Pantalone. La resta servida, sior Florindo.
Florindo. Vi prego dispensarmi.
- ↑ Uova.