Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
LA CAMERIERA BRILLANTE | 259 |
Pantalone. Se no te volesse ben, desgraziada...
Argentina. Se mi voleste bene, vi premerebbe di sentire quello che vi ho da dire a quattr’occhi.
Pantalone. Se me preme! ma no vorria che quel sior... colle mie putte...
Argentina. Vi preme delle putte, e non vi preme di me; e pure di me dovreste avere qualche premura.
Pantalone. Sì, cara Arzentina, te voggio ben. Parla, dime quel che ti me volevi dir.
Argentina. Sappiate, signor padrone... (sospirando)
Pantalone. Ti sospiri? Cossa voi dir?
Argentina. Voi non me lo crederete.
Pantalone. Sì, te crederò; parla.
SCENA VI.
Clarice e detti.
Clarice. Signor padre.
Pantalone. Cossa me vegnìu a seccar? Cossa voleu?
Clarice. È vero che il signor Ottavio resta a pranzo con noi?
Argentina. Sì, signora. È la verità.
Clarice. Io non parlo teco.
Argentina. Ed io rispondo meco.
Clarice. (Temeraria!) (da sè) Dunque è vero ch’egli resta con noi? (a Pantalone)
Pantalone. Siora sì; xe vero.
Clarice. Bene; quando è vero questo, sarà anche vero che vi resterà il signor Fiorindo.
Pantalone. Per che rason mo?
Clarice. Perchè io non devo essere da meno di mia sorella.
Pantalone. Cossa gh’intra vostra sorella?
Clarice. V’entra, perchè il signor Ottavio è restato per lei.
Pantalone. No so gnente. Che el vaga via.
Argentina. Che vada via? Dopo averlo invitato, che el vaga via?
Pantalone. Mi no l’ho invidà.