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LA CAMERIERA BRILLANTE | 257 |
Pantalone. Siora sì; chi xe el paron de sta casa?
Argentina. Sì, il padrone siete voi. Io non posso obbligarvi a far una cosa che non volete; ma nemmeno voi potete obbligar me a far quello che non mi piace di fare.
Pantalone. Siora sì, el patron alla serva el ghe pol comandar.
Argentina. Comandate alla vostra serva. Io da questo momento intendo di non essere più al vostro servizio.
Pantalone. Come?
Argentina. Tant’è. Sapete chi son io?
Pantalone. Chi seu, siora?
Argentina. Sono la cameriera di questo signor cavaliere.
Pantalone. Cossa?
Argentina. Signore, mi prende ella al suo servizio? (ad Ottavio)
Ottavio. Sì, volentieri. Le ho le mie cinque donne. Vi prenderò per soprannumeraria.
Argentina. Farò io la mezza dozzina.
Pantalone. Me maraveggio, patron, che la vegna in casa dei galantomeni a sollevar la servitù.
Ottavio. Io non sono capace di una minima azione, che non sia dell’ultima delicatezza. Non è vero ch’io abbia sedotta la vostra serva; non sono qui venuto per lei.
Pantalone. O per lei o per altri...
Argentina. Orsù, la riverisco. (scostandosi da Pantalone)
Pantalone. Cossa gh’è?
Argentina. Serva sua. (come sopra)
Pantalone. Dove andeu?
Argentina. «Tu ver Gerusalem, io verso Egitto».
Pantalone. Ti vuol andar via?
Argentina. Gli uomini che non mantengono la parola, non li stimo, non li calcolo e non li voglio servire; mi avete promesso riceverlo, ed ora mi volete mancare.
Pantalone. Mi non ho dito...
Argentina. Signor Ottavio, sono con lei.
Pantalone. Férmete, desgraziada.
Argentina. Che volete da me?