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LA CAMERIERA BRILLANTE 245

Florindo. Basterebbe questo, perchè non vi amassi più.

Clarice. Ma in che cosa passate voi il vostro tempo?

Florindo. Oh, non mancano cose da passar il tempo. La villa ne somministra bastantemente.

Clarice. Vi dilettate di fiori?

Florindo. Oibò. I fiori non mi piacciono. Sono cose da donne. Gli altri dicono che odoran di buono: a me pare che puzzino. Son belli per un poco, e poi passiscono. Oibò.

Clarice. Vi diletterete della caccia.

Florindo. Nè meno. Che cosa mi hanno fatto i poveri uccelli, che abbia io d’ammazzarli per divertimento? Per mangiar non mi piacciono. Il loro canto m’annoia: io li lascio stare dove che sono.

Clarice. V’impiegherete dunque nella coltura delli terreni.

Florindo. Queste sono cose che le lascio fare ai villani.

Clarice. Ma che cosa fate? Sempre leggere, sempre studiare?

Florindo. Leggere, studiare? non son sì pazzo. Se non tratto coi vivi, molto meno voglio conversare coi morti. Per vivere non ho necessità di studiare. Farlo per passatempo non mi comoda, io non ho altri libri in casa mia che il lunario.

Clarice. Fatemi la finezza di dirmi che cosa fate, come impiegate quelle ore che non vi vedo.

Florindo. Io le impiego benissimo. Vado a letto col sole, e col sole mi levo. M’alzo e fo una girata per i miei poderi. Vado intorno i fossi, porto meco del pane e do da mangiare ai ranocchi. Mi piace andar in un prato a cercar il trifoglio da quattro foglie. Mi fermo nella stalla dei bovi, perchè mi piace assaissimo quell’odore. Mi diverto in vedere i villani a lavorar i campi, a potar le viti. Starò, per esempio, tre ore a pranzo col mio gastaldo, e ho piacere quando lo vedo briaco. Il giorno giuoco alle pallottole da me solo; e quando vengo qui, s’intende che per amor vostro faccia uno sforzo grandissimo contro il mio naturale. Eccovi raccontato il mio sistema di vivere. Non do fastidio a nessuno, non mi curo di nessuno, e non m’importa che nessuno si curi neanche di me.