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LA CAMERIERA BRILLANTE | 239 |
SCENA VII.
Brighella e Ottavio.
Ottavio. (Ah! non mette conto di riscaldarsi per questo. Quando si vuol bene, si soffre). (da sè)
Brighella. Se la comanda, la resti servida.
Ottavio. Dove?
Brighella. All’osteria, signor.
Ottavio. Giudichi tu che i miei pari vadano alle osterie?
Brighella. No so cossa dir, signor; so che alle osterie ghe van i primi signori, i primi cavalieri de rango.
Ottavio. Sì, alle locande, agli alberghi, non ad un’osteria da campagna.
Brighella. E pur la me creda che i tratta ben, con civiltà e con pulizia.
Ottavio. Eh, non sapranno far niente di buono.
Brighella. Basta spender, i fa de tutto.
Ottavio. Spender quanto? Una doppia al giorno?
Brighella. Oh! assae manco.
Ottavio. Io non spendo meno.
Brighella. Per quanti, signor?
Ottavio. Per me solo. Alla servitù do danari.
Brighella. Veramente per una doppia al zorno non so se i gh’averà tanto.
Ottavio. Vi sarà almeno un poco di salvatico?
Brighella. Ho paura de no.
Ottavio. Sapranno fare salse, torte, pasticci.
Brighella. Oh! de sta roba in campagna?
Ottavio. Queste sono cose che ci vogliono per un galantuomo.
Brighella. Ghe son tanti galantomeni che fan senza ste cosse.
Ottavio. Il vostro padrone come si tratta?
Brighella. Alla casalina, ma no gh’è mal. La so manestra, per consueto de risi o de pasta fina.
Ottavio. Sì.
Brighella. La so carne de manzo, con un bon capon.