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222 ATTO PRIMO

Flaminia. Non è poca fortuna aver l’amante vicino.

Clarice. Oh! da uno a niente vi faccio poca differenza.

Flaminia. Io poi sono più discreta di voi. Così vi fosse il signor Ottavio, che mi chiamerei contentissima.

Clarice. Oh sì, se ci fosse, anch’io ne avrei piacere, per ridere un poco.

Flaminia. Per ridere? Vi fa ridere il signor Ottavio?

Clarice. Non volete che mi faccia ridere un uomo vanaglorioso, che racconta sempre grandezze, che non parla che di se stesso, che crede non ci sia altro di buono a questo mondo che lui?

Flaminia. Sì, è vero, pecca un pochino di vanagloria, ma finalmente ha il suo merito. La sua ostentazione è fondata su qualche cosa di vero. Se non è ricco, è nato nobile almeno; non è da mettersi in paragone col vostro signor Florindo.

Clarice. Perchè? Se Florindo non è nato nobile, in lui la ricchezza supplisce al difetto della nobiltà.

Flaminia. È un uomo di cattivissimo gusto; di tutte le cose gli piace il peggio; è un umore stravagantissimo.

Clarice. Gli piace di tutto il peggio, eh?

Flaminia. Così dicono. Io non parlo perchè paia a me solamente.

Clarice. Dunque se ha della parzialità per me, sarà perchè di tutto gli piace il peggio.

Flaminia. Non dico per questo...

Clarice. Sì, sì, c’intendiamo. Lo so che vi credete. voi sola di un alto merito. In questo somigliate assaissimo al signor Ottavio.

Flaminia. Lasciatemi parlare, se volete intendere quel ch’io penso.

Clarice. Che cara signora sorella! ha scelto me per il peggio!

Flaminia. Ecco qui. Tutto prendete in mala parte.

Clarice. Mi pare un poco d’impertinenza la vostra.

Flaminia. Signora sorella, vossignoria si avanza un po’ troppo.

Clarice. Se è vero. Sempre mi seccate. Anderete via una volta di questa casa.

Flaminia. Così vi andassi domani!

Clarice. E io questa sera!

Flaminia. Non mi avete mai potuto vedere.