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Zamaria. Pettegola! Se vegno in scena, pretendo de farve onor.

Florindo. Ma se stasse a me, non ce lo vorrei.

Zamaria. Perchè, patron?

Florindo. Perchè son piccolo. (parte)

Zamaria. Se la rana gh’avesse i denti...

Lelio. Oh via, signore, giacchè non è in maschera, resti se vuole, che è padrone. Ma intendiamoci, se non ha pagato la porta, dia il biglietto al portinaro di scena. (parte)

Zamaria. Oh che caro sior Lelio: xe quarant’anni che vago per tutto senza pagar; el vorria che stassera pagasse.

Ottavio. Se non paga, pazienza; almeno dica bene di noi. (parte)

Zamaria. Se me piaserè, dirò ben.

Eleonora. Dica, signore, sarebbe uno di quelli che sono mandati a vedere che cosa da noi si fa, e che a mezza commedia corrono a portar le nuove?

Zamaria. Mi no son mandà, patrona, mando.

Eleonora. La sua ciera è di essere stramandato. (parte)

Zamaria. Sentì come che i parla, e po i vorrà che se diga ben de lori! Vu, fia mia, me par che siè de bona pasta. Fazzo conto de taccarme a vu. (a Clarice)

Clarice. Signore, ho bisogno io d’attaccarmi, ma a qualche cosa però di forte, non a uno scheletro, come siete voi.a (parte)

Zamaria. Tolè su: nissuna me vol; zira, zira, bisognerà po che casca qua. Ve contenteu che vaga in tel vostro camerin? (a Flaminia)

Flaminia. Padrone, s’accomodi.

Zamaria. Porteve ben. Fe pulito. Stassera xela commedia de carattere?

Flaminia. Sì signore.

Zamaria. Ho gusto da galantomo. No vederemo sempre el Moretto, la Statua e el Spazzacaminb. (parte)

Flaminia. Manco male che mi hanno lasciata sola. Voglio ora

  1. Si burla della sua corporatura secchissima.
  2. Solite commedie che diconsi del mestiere.