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202 ATTO TERZO

Violante. Ma, don Fausto, voi vi siete impegnato meco con un viglietto...

Fausto. Ricordatevi delle ultime righe di quel viglietto.

Violante. Per dirla... non le ho lette; erano coperte di sangue: nè Argentina, nè io le abbiamo potute leggere.

Fausto. Che avete fatto di quella carta?

Violante. Eccola. (gli dà la carta)

Fausto. Favorite: terminerò di leggerla io. Ecco, così diceva: Se la mia mano può rimediare alle vostre disavventure, ve la esibisco di cuore.

Violante. Fin qui abbiamo letto.

Fausto. Sentite il resto: Con questo patto però, che abbandonando affatto quel falso amore che concepito avete alle lettere sotto il peggior maestro del mondo, torniate qual eravate un tempo, saggia, moderata e prudente.

Violante. Questa condizione ingiuriosa per una donna della mia sorta, mi fa credere che non mi amiate. Date qui questo indiscreto viglietto, vo’ lacerarlo. Se avessi lette queste ultime righe, se non fossero tanto coperte da questo sangue... (Ma questo sangue l’ha sparso pure don Fausto per amor mio. Qual segno maggiore poteva darmi d’affetto, oltre quello d’arrischiare per me la vita? E se mi ama davvero e in me condanna questo amor per le lettere, quasi quasi m’indurrei a credere d’ingannarmi). (da sè)

Fausto. E bene, che risolvete, donna Violante?

Violante. Lasciatemi pensare per un momento.

SCENA XV.

Pantalone, un Notaro e detti.

Pantalone. Oh, son qua, siora nezza. Questo xe el sior nodaro che ha manda la copia della sentenza, e el dise, e el ne assicura, che la causa l’avemo vadagnada.

Violante. Vinta la causa?