Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, X.djvu/185


LA DONNA DI TESTA DEBOLE 179


conosco ch’egli è il più sincero de’ miei amici. Spiacemi averlo disgustato. Argentina, procura di ritrovarlo. Digli che mi preme comunicargli un affar d’importanza, che venga subito e che non manchi.

Argentina. Sì signora, anderò a cercarlo per tutto. Voglia il cielo che una volta diciate con lui davvero. (va per partire)

Violante. Senti.

Argentina. Signora?

Violante. Della satira non gli dir nulla per ora.

Argentina. Oh, signora no. (Questa ha da essere la prima cosa che io gli dico; e se trovo don Roberto, gli voglio dire le parolette turchine). (da sè, e parte)

SCENA XV.

Donna Violante, poi don Pirolino.

Violante. Se quella satira si diffonde per Napoli, io son la favola del paese. Vorrei risponderle, ma non vorrei far peggio.

Pirolino. Signora zia, che risposta mi date del mio negozio?

Violante. Siete venuto a tempo, nipote. Abbiamo delle novità.

Pirolino. Già me l’immagino. La signora donna Elvira non deve veder l’ora di stringere al seno il più bel fiore di Napoli.

Violante. Or non è tempo di favellare d’amori. Un affar più serioso ci chiama al consiglio, al rimedio, alla vendetta. Questa è una satira.

Pirolino. Contro chi?

Violante. Una satira contro di noi.

Pirolino. Contro di noi? Chi l’ha fatta?

Violante. Quel temerario di don Roberto.

Pirolino. Don Roberto ha avuta la tracotanza?

Violante. Sì, egli è il tracotante. Conviene che ne prendiamo vendetta.

Pirolino. Vendetta, vendetta.

Violante. Anche colla spada, se fa bisogno.

Pirolino. No, non farà bisogno. Ma la satira che cosa dice?