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168 ATTO SECONDO


ziente, tutto le dà fastidio, l’aspettare la inquieta, e la si sfoga colla povera servitù. La prego dunque. Le bacio le mani. (parte)

Brighella. Gran galeotto che l’è colù! L’ha volsù dir gentilmente che donna Aurelia aspetta vossignoria, et cetera.

Fausto. Mi è noto ciò che vuol da me donna Aurelia.

Brighella. Sta lettera che ha scritto sior don Roberto a siora donna Violante, cossa vorala dir?

Fausto. Di questa vorrei chiarirmene, s’io potessi. Tu mi parli di lettera, don Gismondo mi parlò di satira; qualunque sia quella carta, procurerò di saperlo. Vado per questo solo motivo da donna Violante, prima di passare da donna Aurelia.

Brighella. Comandela che la serva?

Fausto. No, non mi occorre. Portati più tosto alla casa di donna Aurelia, e perchè non s’inquieti, se qualche momento di più tardassi, falle sapere che sarò da lei, dopo aver riverita donna Violante.

Brighella. Mo no ghe dirò miga cussì, la me perdona.

Fausto. No? perchè?

Brighella. Dir a una donna vegnirò da vu, quando sarò sta da quell’altra, l’è un complimento da farse romper el muso.

Fausto. Di’ quel che vuoi: io non so nascondere la verità. Chi mi vuole, mi prenda; chi non mi vuole, mi lasci. Amo chi mi ama; venero tutto il mondo; ma non ho soggezione di disgustar chi che sia, quando trattasi di dover dire la verità. (parte)

Brighella. Dis el proverbio, che la verità partorisce l’odio, e pur l’è una madre bellissima, che non merita una prole cussì cattiva. Ma l’odio veramente nol nasseria dalla verità, se sta povera infelice no fusse violada dall’interesse, che finze de sposarla per ruvinarla. Anca mi qualche volta, matto, strambo che son, me par una bella cossa sto maledetto interesse; ma el mio patron pensa giusto, e le so massime le fa in mi quel effetto, che fa el fogo sull’oro. Par che le me infiamma un pochetto per la vergogna; ma le destruze in tel mio cuor onorato ogn’ombra de falsità, ogni macchia de interesse, de artifizio, de simulazion. (parte)