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LA DONNA DI TESTA DEBOLE | 159 |
Pirolino. Vuol dire, signora zia, ch’io sono innamorato come una bestia.
Violante. Caro don Pirolino, non vorrei che l’amore vi facesse perdere l’attenzione allo studio. Sarebbe un peccato che si perdesse un uomo della vostra sorta; un uomo che sa perfino i superlativi dei versi.
Pirolino. Tant’è, signora zia, fra l’amore e lo studio divengo sempre più magro.
Violante. Ma chi è l’oggetto dei vostri amori?
Pirolino. Indovinatelo.
Violante. Non mi avete ancora insegnata l’astrologia.
Pirolino. Ve la insegnerò. Ma voi mi avete a fare un altro servizio.
Violante. Comandate, nipote mio; per voi cosa non farei?
Pirolino. Che sono innamorato già ve l’ho detto.
Violante. Sì, l’ho inteso.
Pirolino. Cavatene la conseguenza.
Violante. Se non mi dite altro, non capisco.
Pirolino. Torniamo alla grammatica.
Violante. Oh, quanto pagherei di saper la grammatica!
Pirolino. Facciamo un latino della prima regola degli attivi. Ego amo iuvenem.
Violante. Amate un giovane?
Pirolino. No, diavolo! una giovane. Questa parola giovane può essere maschio e femmina.
Violante. Sì, sì, come Partenope. Quando verrà don Fausto! Voi amate una giovane.
Pirolino. Maxime.
Violante. Che dite?
Pirolino. Maxime vuol dir di sì.
Violante. Bravissimo. Anche questa l’ho imparata. E la giovane come si chiama?
Pirolino. Vocatur.
Violante. Vocatur?
Pirolino. Vocatur vuol dir si chiama. Non intendete?