Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, X.djvu/161


LA DONNA DI TESTA DEBOLE 155


a remediarghe. Credeu che no veda? credeu che no sappia? Siora sì, vedo, e so; e provvederò a tutto. Sta vedova l’anderà via. Ma se posso far de manco, no voggio che una che xe stada muggier de un mio nevodo, se vaga a far nasar per el mondo. Vôi piuttosto sopportar mi fin che posso qualcossa in casa, che mandarla fora de casa a precipitar.

Elvira. Se aspettate ch’ella trovi marito, volete aspettare un pezzo.

Pantalone. Fra tanti che ficca, che no ghe sia uno che sorba?

Elvira. Dote ne ha poca.

Pantalone. La ghe n’averà più de vu.

Elvira. Io finalmente sono fanciulla.

Pantalone. Qualchedun gh’averà più gusto che la sia vedova.

Elvira. Signor zio, mi pare che a voi dovrebbe premere di collocar prima me.

Pantalone. Voleu che vaga mi a recercarve el mario colla candeletta?

Elvira. A me non è lecito di procurarlo.

Pantalone. Vedo per altro che ve inzegnè.

Elvira. Io? come, signore?

Pantalone. No so gnente. Ve vedo qua troppo spesso. Quando un pescaor se butta dove che ghe xe del pesce, qualcossa el chiappa seguro.

Elvira. Voi buttate la cosa in barzelletta.

Pantalone. E vu vorressi che se fasse dasseno!

Elvira. Mi pare che sarebbe ora.

Pantalone. Com’èla? Ve par che el bossolo scomenza andar verso tramontana?

Elvira. Per donna sono assai giovine, ma per fanciulla...

Pantalone. Per putta, ah? sarave ora de andar al spaghetto.

Elvira. M’aspetto ancor di vedere donna Violante rimaritata prima ch’io sia sposa.

Pantalone. No sarave miga gran maraveggia! Chi ha voga in regata, trova paron più presto.

Elvira. Ma io mi darò alla disperazione.

Pantalone. Eh via!