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154 | ATTO PRIMO |
Elvira. Vi giungerà.
Fausto. E allora principierò a dar orecchio a qualche altro amore.
Elvira. Bisognerà vedere se sarete più in tempo.
Fausto. Diamine! ha da essere per me finito il mondo sì presto?
Elvira. Quella che oggi vi ama, non sarà sempre in libertà di amarvi.
Fausto. Ve ne sarà qualcun’altra.
Elvira. Ma non sarà come quella.
Fausto. Voi la conoscete questa mia amante?
Elvira. Sì, la conosco.
Fausto. Favoritemi dirle una coserella per parte mia.
Elvira. Lo farò volentieri.
Fausto. Ditele che la ringrazio della bontà che ha per me, che troppo mi onora coll’amor suo; ma che non la consiglio a scoprirsi, per evitare il rammarico di non essere corrisposta. Amo donna Violante e l’amerò fin ch’io viva. Ditele il mio sentimento sincero, e per non recarvi tedio maggiore, vi riverisco umilmente e vi levo l’incomodo. (parte
SCENA XIV.
Donna Elvira, poi Pantalone.
Elvira. Signora donna Elvira, le porterò i complimenti del signor don Fausto. Indegnissimo! Crediamo ch’egli se ne sia avveduto e mi abbia così gentilmente derisa? Se me ne potessi assicurare, vorrei che se ne pentisse. Ma no; forse, se gli avessi manifestato esser io quella, forse forse non avrebbe detto così.
Pantalone. Siora nezza, cossa feu in ste camere? No saveu che qua no gh’avè da vegnir? Quante volte voleu che ve lo diga?
Elvira. Già una minima libertà ch’io mi prenda, subito si critica e si mette sulla bilancia della delicatezza; e alla vedovella garbata si passano tutte le pazzie, tutte le frascherie, e anche di quelle cose che rendono poco buon odore alla casa.
Pantalone. A vu, siora, no ve tocca parlar cussì. Mi son el paron in sta casa, e mi conosso i desordini, e me tocca a mi