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152 | ATTO PRIMO |
Fausto. Tutti vi adulano, fuori di me.
Violante. Dunque l’ignorantaccia sono io sola.
Fausto. Compatitemi, non dico questo...
Violante. Di peggio non si può dire di quello che avete detto.
Fausto. Mi avete pur comandato di dire la verità.
Violante. Bisogna vedere se questa verità voi la conoscete.
Fausto. Se poi non mi credete atto ad intendere, è superfluo che mi facciate1 leggere le cose vostre.
Violante. Date qui, insolente. (gli strappa di mano, la carta
Fausto. Vi prego di perdonarmi...
Violante. In casa mia farete bene a non ci venire.
Fausto. Pazienza. Io mi merito peggio.
Violante. Uomo incivile! Sì, ignorante. (parte
SCENA XII.
Don Fausto solo.
Ecco quello che si guadagna a dire la verità. Io non sono buono da secondare, da adulare, e vedo pur troppo che le signore donne, che non sono adulate, non credono essere amate. Se tutti trattassero donna Violante come la tratto io, non si darebbe pascolo alla sua debolezza; ma una povera donna che concepisca un grado solo di qualche pazzia, è forzata moltiplicarlo in infinito, per causa dei ridicoli adulatori.
SCENA XIII.
Donna Elvira e detto.
Elvira. (Ecco don Fausto. Vo’ mandarlo da donna Aurelia; giacchè ella colla sua imbasciata mostra d’esser pentita d’avermi quasi affrontata). (da sè) Don Fausto, mi dispiace della vostra disgrazia.
Fausto. Di che, signora?
- ↑ Pitteri, Pasquali e altri: fate.