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144 ATTO PRIMO

Elvira. Tenetene uno. (e le bacia in bocca)

Aurelia. (Sputa dopo il bacio.,)

Elvira. Come! sputate il bacio?

Aurelia. Compatitemi, amica. Ho un labbro così delicato, che tutto mi fa venire de’ bruscoli.

Elvira. Via via, non dubitate, che i miei baci non v’insudiceranno mai più.

Aurelia. Ve ne avete a male per questo?

Elvira. Che ora abbiamo? (sdegnosa)

Aurelia. Sarà il mezzogiorno vicino. (sostenuta)

Elvira. Bisognerebbe ch’io vedessi... Basta, non voglio lasciarvi sola.

Aurelia. Non v’incomodate per me. Già voleva partire.

Elvira. Se volete favorir di venire...

Aurelia. Vi ringrazio. Sono aspettata. Serva, donna Elvira.

Elvira. Serva divota. (Stomacosa!) (da sè)

Aurelia. (Sciocca! non sa altro che baciucchiare). (da sè, e parte)

Elvira. (Vada a farsi baciar dal diavolo). (parte)

SCENA VIII.

Camera d’udienza di donna Violante.

Don Roberto e don Gismondo.

Roberto. Donna Violante vuol perdere tutto il meritò con queste sue debolezze.

Gismondo. Stupisco che con tutta la sua serietà, si abbandoni a far dei versi cotanto sciocchi. (ha in mano un foglio)

Roberto. Lodo ch’ella si dia ad un vivere un po’ più allegro e faccia qualche pompa del suo talento, ma non vorrei ch’ella si facesse ridicola.

Gismondo. Io vi consiglierei che colla vostra franchezza le apriste gli occhi.

Roberto. Non vorrei disgustarla. Sapete, caro amico, che le donne amano di essere adulate. Per dirvela in confidenza, ho qualche