Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, X.djvu/147


LA DONNA DI TESTA DEBOLE 141

Aurelia. Cara amica, vi sono stata anche troppo. Mi ha veduta che smontavo dalla carrozza. Mi ha detto che mi voleva parlare, e non ho potuto esentarmi dall’ascoltarla. Ma la visita è vostra, e sono qui a rallegrarmi; ma a rallegrarmi di cuore.

Violante. Di che?

Aurelia. Per tutto si parla del vostro spirito.

Violante. Portatele da sedere. (ad Argentina)

Argentina. (Ora l’ha toccata sul vivo). (va per la sedia)

Aurelia. (A secondarla si ha dello spasso). (da sè)

Violante. Cara amica, dubitava quasi essere da voi abbandonata. Son vedova, ma sono ancora Violante.

Aurelia. Anzi siete più che mai adorabile. Mio marito mi ha detto le mille volte: se non avessi moglie! e lo dice con tanta passione, che quasi quasi...

Violante. Oh, non vi state a mettere in gelosia. Gli uomini maritati ve li dono quanti che sono.

Aurelia. In fatti voi avete una turba di adoratori, ognuno de’ quali vi potrebbe fare contenta.

Violante. Non dico per dire... ma ne ho parecchi.

Aurelia. Voi farete disperare tutte le fanciulle napolitane.

Violante. Se non ve n’è una, che vaglia un fico.

Aurelia. Lo dicevamo anche l’altro giorno. Val più lo spirito di donna Violante di tutte le più rare bellezze.

Violante. Quando poi lo spirito è accompagnato con un poco di buone carni, ha maggior merito.

Aurelia. Sì, in voi vi è l’uno e l’altro.

Violante. Ah, ah, ah. Mi burlate...

Argentina. No. Si vede...

Violante. Chi è quella? (ad Argentina, osservando tra le scene)

Aurelia. Vostra signora cognata.

Violante. Che cosa pretende nelle mie camere? (s’alza)

Aurelia. Non ce la volete?

Violante. Non ce la voglio. Andiamo in quest’altra camera, (ad Argentina) Compatitemi; se volete venire, siete padrona. (ad Aurelia, e parte)