Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, X.djvu/125


121

giamento» (Carlo Goldoni auf dem deutschen Theater des XVIII. Jahrhunderts. Montjoie, 1910, p. 204). Memorie e Premesse assericono a una voce che il G. a. per colpa del suo primo interprete non piacque. Poi, affidata a Francesco Rubini, la commedia «devint par la suite une des Pièces favorites de cet Acteur excellent (Mém. 1. c.)». Non a lungo però, che il Rubini morì l’anno dopo: circostanza che forse il G., dettando i suoi ricordi, non aveva più presente. L’A. a chi legge attribuisce invece a questa morte la breve fortuna del lavoro. Ma forse trascurato del tutto non fu neanche dopo. Durante il Regno Italico non pare si recitasse, perchè la censura napoleonica con incomprensibile rigore mise questa tra le commedie goldoniane, alle quali «per nessun caso si sarebbe dato il permesso di recitazione» (Paglicci-Brozzi, La politica di C. G., Scena illustrata, Firenze, 1888, n. 23). Nel 1838 riapparve nel repertorio della Reale Sarda (Costetti, op. cit., p. 118), unica traccia da noi scovata. In occasione del bicentenario della nascita ne venne assai caldamente raccomandata l’esumazione (Jarro, C. G. in Toscana, La Nazione, 12 genn. 1907).

Traduzioni e rifacimenti, se fanno difetto altrove, in Germania mancano di rado, come insegna l’esperienza di queste Note. Più che la versione del solito infaticabile Saal (vol. XI), desta il nostro interesse «Hannswurst, der eifersuchtige Geizige und Colombina, die geduldige Ehefrau» [Hanswurst, marito geloso e Colombina, moglie paziente]. Questo e altri titoli simili (C. V. Susan, C. Q., Oesterreichische Rundschau, 1907 p. 292) mostrano che il povero Goldoni a Vienna doveva camminare a ritroso e rientrare bellamente nel teatro estemporaneo! Ma di questi giocondi pasticci resta il nome appena.

Tre delle opere sue volle il Goldoni intitolate ai proprietari del Teatro San Luca: ad Antonio Vendramin che nel 1753 segnò il primo contratto, l’Adulatore (v. vol. IV di questa ediz.); ad Alvise, suo nipote, la presente commedia che fu la prima data dal G. a quelle scene in base ai nuovi impegni, e di nuovo ad Alvise, nel 1760, il Capitolo ricordato più su. Nulla a Francesco, per tanti anni suo padrone, e le ragioni si leggono nella presente dedica. Dove, per andare l’omaggio a un giovinetto (Alvise avea allora 18 anni) privo ancora di glorie, il poeta si trova non meno a corto d’argomenti che non fosse quattr’anni prima indirizzando la Donna vendicativa a Catterino Corner, e di necessità divaga. Ma le lodi elargite a Francesco, suo benignissimo protettore, alla sua generosa bontà, il desiderio espresso di continuare a servirlo per tutta la vita ecc. ecc. fanno un melanconico contrasto col tono del carteggio tra il poeta stipendiato e il suo principale (Cfr. Mantovani, C. G. e il Tea. di S. Luca a Venezia, Mil., 1885). Il Goldoni appare assai presto insofferente del nuovo giogo che dapprima gli era sembrato una liberazione. Il vecchio nobilomo, gretto, attentissimo custode dei suoi interessi, spingeva la tiranna sua tutela sul disgraziato poeta fino a invigilarne i passi e vietargli una scappata da Roma a Napoli. Appena nel 1765 [?] e in Francia potè il Goldoni spezzare il «laccio odioso, insoffribile» (Masi, Lettere di C. G., p. 271).

Francesco Vendramin morì nel 1774 e forse, allorchè in quello stesso anno riapparve nel vol. XII del Pasquali il G. A. con la lettera ad Alvise, era già tra i decessi anche il dedicatario, poichè il Libro d’oro non ne fa più il nome. La commedia, con gli annessi, l’editore l’ebbe certo col pacco annunziatogli