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118 | ATTO TERZO |
Pantalone. Perchè se mor; e un zorno el s’ha da lassar.
Gismondo. Amico, parmi di vedere in voi una gran mutazione. (a Pantalone)
Pantalone. Muggier, (bacia la mano a donna Eufemia) sior missier, sior auditor, compatirne, aiuteme, lasseme respirar, (va per andar via, si ferma a guardar lo scrigno, poi gli dà un calcio e parte.)
Dottore. Grazie al cielo, è cambiato del tutto.
Gismondo. Donna Eufemia, ringraziate il cielo.
Eufemia. Sì, lo ringrazio di cuore. La mutazione è totale; spero di vivere più felice. Questo suo cambiamento sollecito, e quasi instantaneo, è cosa strana, è cosa che non sarebbe forse creduta, se altrui si narrasse e si rappresentasse sopra una scena. Ma niente è impossibile alla provvidenza del cielo; e molte cose accadono portentose nell’ordine istesso della natura. Vinse la mia costanza del marito la gelosia; vinsero i pericoli ed i rimorsi la sua avarizia. Ecco disingannato e convinto il più affascinato geloso, il più tenace avaro. Ecco resa contenta e felice la più sventurata donna del mondo, in grazia dell’onestà e in virtù della tolleranza.
Fine della Commedia.