Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, X.djvu/115


IL GELOSO AVARO 35

Eufemia. Signore, le lingue malediche hanno caricato d’imposture il povero mio consorte.

Gismondo. No, donna Eufemia, non sono imposture le accuse contro vostro marito. Egli è pur troppo noto alla curia, alla Corte, e a tutto Napoli ancora.

Dottore. Illustrissimo signore auditore, la povera mia figliuola è tormentata e assassinata.

Luigi. Signore, liberate quella virtuosa donna dalle mani di un barbaro, che non merita di possederla. Egli, con una gelosia indiscreta, l’affligge, la macera, la tormenta.

Aspasia. E con tutta la sua gelosia, prende i regali, se gliene portano.

Eufemia. Ah signore auditore, se liberarmi volete da quelle persone che mi tormentano, scacciate dalla mia casa questi due che m’insultano. Don Luigi ardisce sollecitarmi; donna Aspasia in favore del di lei fratello m’infastidisce; ambi insidiano l’onor mio, e prevalendosi di qualche debolezza di mio marito, calpestano la riputazione di questa casa, strapazzano il nome mio per le conversazioni, e tentano di macchiar quel decoro, che con tanti stenti ho procurato sempre di conservare.

Aspasia. Ridete, signor auditore, ch’ella è da ridere. Crede che un poco di servitù possa macchiare il decoro?

Luigi. Pare a voi ch’io l’offenda, esibendomi di servirla?

Gismondo. Pare a me che a troppo in faccia mia vi avanziate. Sono informato delle persecuzioni vostre a questa moglie onorata. I servi ne parlano, il vicinato ne mormora, le conversazioni vi si trattengono sopra. Don Luigi, la servitù d’un uomo onesto verso una donna onorata non è condannabile: ma non può credersi servitù onesta in colui che tenta con violenza servire. Allontanatevi da questa casa; non ardite più di venirci; desistete affatto da ogni pensiero contro l’onestà di questa virtuosa donna; consideratela sotto la protezione mia, sotto quella della Corte medesima, a cui è nota la di lei prudenza, la di lei onestà; e guardatevi che note io non faccia le vostre insidie, le vostre persecuzioni. Fate più conto della riputazion delle donne, consideratene il pregio; e siccome ogni ombra di so-